“Mi potete sviluppare un sito web con uno store locator?”.
Dietro questa domanda, apparentemente semplice, esiste un mondo di complessità nascoste. Alcune agenzie digitali lo sanno (poche, purtroppo: va detto) ma se ne stanno rendendo conto sempre di più anche le aziende, che vedono i preventivi gonfiarsi e i tempi di attesa dilatarsi dopo mesi dalla richiesta di un sito web “semplice”.
La verità è che spesso è difficile stimare il grado di difficoltà di una richiesta, sia per chi la commissiona sia per chi deve realizzarla: come già detto, mediamente nemmeno le agenzie digitali né gli sviluppatori riescono a prevedere con una certa efficacia il carico di lavoro che una certa richiesta potrebbe portare.
Il nostro valore come consulenti sta proprio nell’aiutare i clienti a identificare e affrontare queste complessità, trovando soluzioni su misura che rispondano alle loro esigenze.
Il caso dello store locator
Partiamo da un esempio concreto: lo store locator. In teoria, si tratta solo di una mappa (spesso Google Maps) che mostra la posizione dei negozi o rivenditori di un’azienda, aiutando i clienti a trovare quello più vicino.
Nella sua versione più semplice, può essere implementato senza alcuna conoscenza di programmazione: basta un elenco di negozi con indirizzo visualizzati come marker sulla mappa. Tuttavia, i nostri clienti si rivolgono a noi perché cercano soluzioni personalizzate, più sofisticate delle versioni standard. L’attenzione e le richieste degli utenti sono sempre più alte, perché oggi Internet non è più una vetrina secondaria, ma la vetrina principale.
Per un’azienda strutturata, però, lo store locator non è solo una lista di negozi, ma una rappresentazione della sua rete vendita che implica accordi commerciali, suddivisioni territoriali e priorità strategiche.
Ecco alcune esigenze che spesso emergono:
- Filtri geografici precisi: se un utente cerca una zona specifica, non devono comparire store di altre aree, specialmente nelle zone di confine.
- Esclusive territoriali: se un rivenditore ha l’esclusiva su una regione, deve essere l’unico mostrato in quell’area. Le aziende investono in queste esclusive e vogliono che il loro store locator le rispetti.
- Gestione della densità: in alcune aree con pochi store, può essere utile ampliare il raggio di ricerca per trasmettere l’idea di una presenza capillare, senza però violare le esclusive territoriali.
- Gestione delle grandi distanze: in regioni con pochi punti vendita, non ha senso dire a un utente che il negozio più vicino è a 1200 km. In questi casi, si può proporre un'alternativa, come una form di contatto per assistenza diretta.
- Priorità tra store: non tutti i negozi hanno lo stesso peso commerciale. Alcuni devono essere mostrati prima di altri, indipendentemente dalla distanza.
Difficoltà tecniche e soluzioni
Implementare un sistema così complesso richiede un algoritmo su misura che consideri esigenze aziendali e accordi commerciali.
Tenendo conto di altri, eventuali intoppi come:
- Dati non precisi: serve un database affidabile con la posizione aggiornata degli store. Se la rete vendita è ampia, non sempre tutti i dati sono completi e corretti.
- Mancata efficienza nelle chiamate alle mappe: per motivi di performance e limiti delle API di Google Maps, non si può invocare il geocoding a ogni richiesta. Bisogna salvare i dati e usare algoritmi ottimizzati.
- Errori nei dati dei provider di mappe: anche servizi come Google Maps possono classificare erroneamente città e province o attribuire coordinate a un'area geografica sbagliata.
Questi aspetti mostrano come dietro una funzionalità apparentemente semplice si celi un lavoro articolato di analisi, strategia e sviluppo.